Mezzo: Laika Ecovip 9.1 g su Iveco Daily, anno 2002
Equipaggio: Marco (il sottoscritto), Daniela (la moglie), Arianna (la figlia)
Partenza (da Genova): sabato 04 agosto 2018, ore 17:00 circa
Rientro in Italia (Brennero): domenica 26 agosto 2018, ore 19:00 circa
Rientro in rimessaggio: venerdi 31 agosto 2018, ore 14:00 circa
Km alla partenza: 90645
Km all’arrivo :100100
Differenza: 9455
Spesa per rifornimento: 1.723 (+ 27 circa per 1 lt. Olio motore)
Spesa per pedaggi: 189
Spesa per traghetti: 693
Spesa per soste: 663
TOTALE SPESE: 3.268 (+ 27)
Spese improvvise:
630 per riparazione giunto e crocera albero di trasmissione
40 per acquisto coppia di luci anabbaglianti
App utilizzate:
Google Maps (per confrontare i percorsi migliori con quelli del navigatore; Navigatore: Garmin 760 LMT-D)
Google Trips (per pianificazione visite/tour dei luoghi)
Currency (per monitorare il cambio moneta)
Skyss billett (per acquisto biglietti a Bergen)
DIARIO DI VIAGGIO A CAPO NORD IN CAMPER
Premessa
Questo viaggio poteva essere fatto in mille modi differenti ma ognuno lo progetta e lo effettua secondo le proprie esigenze, le proprie fantasie, le proprie preferenze e secondo le proprie disponibilità siano esse di tempo, economiche od in altro modo oggettive; quindi si astenghino coloro che “io lo avrei fatto in meno tempo”, “io avrei risparmiato di più”, io avrei consumato di meno”, “io avrei fatto solo libera”, “io sarei andato anche qui”, “io sarei andato a vedere questo”, io…io…io…; si astenghino anche i super eroi del camper e i criticoni “a prescindere” perché, ribadisco, questo è uno di quei viaggi che può svilupparsi in tanti modi: da est verso ovest, da sud verso nord, da ovest verso est, con traghetti, senza traghetti, con soste libere, in campeggi, etc. Io l’ho fatto così.
Preparazione
In questi viaggi ci vuole sempre una buona dose di progettazione e preparazione.
Per quanto riguarda la progettazione ho cominciato a studiarlo dall’inizio dell’anno; ero indeciso se affrontarlo salendo dalla Norvegia o dalla Svezia, se fermarmi in certi posti piuttosto che in altri dovendo fare i conti con un limitato periodo di tempo dal momento che mia moglie avrebbe dovuto ricominciare a lavorare il 3 settembre (il sottoscritto, fortunatamente, non ha più di questi problemi). Dovevo (e volevo) decidere cosa vedere assolutamente e cosa, invece, tralasciare per, eventualmente (si spera), un altro viaggio in futuro.
Così, d’accordo con mia moglie, abbiamo optato per raggiungere Capo Nord nel più breve tempo possibile dal momento che quella era “La Meta”, tra le altre cose decisa anche per festeggiare i 25 anni di matrimonio! E ho buttato giù un itinerario, accoppiato ad una tabella di percorrenza di massima.
L’itinerario prevedeva l’arrivo a Rostock per il traghettamento verso Gedser, Copenaghen, Stoccolma, Vasteras (per visita parenti), Rovaniemi, Capo Nord, Isole Lofoten, Tromso, traghettamento verso Bodo e trasferimento a Trondheim, Geiranger, Bergen, Kristiansand per trasferimento in traghetto verso Hirtshals, Innsbruck e rientro.
Come detto in premessa, ci sarebbero stati altri mille posti da vedere, dove sostare, da visitare: so bene che il Passo dei Trolls, la strada atlantica, Alesund, Stavanger, Oslo, Goteborg e chissà quanti altri posti, meritavano sicuramente la visita/sosta ma io ho scelto questi. Punto.
Moglie e figlia hanno provveduto ai rifornimenti, sapendo che in quei posti la vita è piuttosto cara per quanto riguarda alimentari e affini; così mi hanno riempito il gavone con latte UHT e quanto utile per le colazioni, olio, scatolame vario, pasta, condimenti, affettati misti di ogni tipo, acqua gasata e acqua naturale in bottiglie da 1,5 lt. Personalmente ho provveduto a rifornirmi di….bollicine!
Avevo anche provveduto ad effettuare un tagliando al mezzo; in realtà era stato fatto lo scorso anno con cambio olio, filtri olio e aria e controllo generale sullo stato di salute del mezzo, ma poi non avevo fatto grandi viaggi e da quel tagliando fino alla partenza avevo percorso solo un migliaio di km che, a mio avviso, non giustificavano un ulteriore spesa per rifare tutto il tagliando. L’ho portato a far vedere solo per un controllo ai freni e una vista generica per aver la certezza che io abbia controllato bene i vari livelli, pensando che magari possa essermi sfuggito qualcosa: non sono esperto di motori e quindi ho preferito che anche qualcun altro facesse un controllo. Pertanto sono partito tranquillo e sereno.
Sviluppo
L’idea era quella di partire da Genova e fare quanta più strada possibile fino a quando non avrei più retto, così siamo arrivati fino al Brennero, ormai a notte fonda, e abbiamo sostato presso l’Interporto dove esiste un’area sosta per camper: peccato che era piena, ma mi sono fermato lo stesso poco distante, in mezzo ai camion in sosta, considerando che dopo poche ore sarei comunque ripartito. E infatti mi sono rimesso in marcia quando ancora stava albeggiando e la sera ero già riuscito ad arrivare a Rostock all’imbarco per traghettare verso Gedser; a Gedser, a poche centinaia di metri dal pontile di sbarco, ci siamo fermati per la notte in un’area sosta in riva al mare; in realtà non abbiamo pagato nulla, forse perché siamo arrivati tardi e ripartiti presto e nessuno ci è venuto a cercare. Ma la location era molto suggestiva.
Da Gedser ci siamo mossi per Copenhagen dove siamo arrivati dopo poche ore; dopo esserci sistemati in campeggio abbiamo cominciato la visita della città: bellissima, personalmente me l’aspettavo più pulita e meno caotica, ma comunque straordinaria. Visita nella zona pedonale e commerciale, tour in battello, visita alla statua della Sirenetta con relative foto di rito e visita ai Giardini Tivoli. Sosta di due notti e il terzo giorno direzione Stoccolma passando per il tunnel sott’acqua prima e sul ponte di Oresund dopo; pedaggio: 118 €.!
Il primo intoppo riscontrato è stato che nell’area sosta che avevo previsto non c’era più posto, cosicchè mi sono diretto in un parcheggio a pagamento dove, peraltro, erano già presenti diversi altri camper; il posto non era invitante e la sera successiva ci siamo spostati in un altro campeggio.
Stoccolma, al contrario di Copenhagen, a mio parere, è invece una città ordinata, pulita, organizzata. Visita a Gamla Stan, la città vecchia, tour di Palazzo Reale e delle vie del centro.
Ripartenza in direzione nord con destinazione Rovaniemi. Sosta di qualche ora a Vasteras per visita parenti. Vasteras è una cittadina a circa 100 km da Stoccolma, non è una meta turistica ma, secondo me, vale una sosta: è molto bella per le sua casette tutte in fila, strade impeccabili, molto calma, a misura d’uomo. La previsione era quella di fermarmi almeno una notte e l’incontro con parenti che non vedevo da qualche decina di anni lo avrebbe senza dubbio meritato, ed è stato molto toccante rivedere uno dei fratelli di mio papà e le mie cugine, ma ormai eravamo nell’ordine di idee di dover fare una lunga tirata per raggiungere Rovaniemi e così si è deciso di proseguire. Ritorneremo.
Da dire che più si saliva, percorrendo la A4, e più il panorama cambiava: non si incontravano più grandi centri abitati, ma agglomerati di case che davano nome ad un paese/località; si macinavano km in una strada dritta fino a non vederne la fine: una lingua grigia con ai lati il verde di abeti, pini, betulle e sopra l’azzurro del cielo
Ho guidato fin dove mi sono sentito di guidare e quando non ne potevo più mi sono fermato in una stazione di servizio lungo la strada per la notte. La mattina successiva, di buon’ora, mi sono rimesso in marcia, continuando con quei drittoni kilometrici. Sosta veloce per un pranzo ad Haparanda, una cittadina che ci ha colpito per il fatto che è a metà tra due stati: un metro prima sei in Svezia e un metro dopo sei in Finlandia.
Ad Haparanda la precedente A4 svedese diventa la E8 finlandese che si lascia quasi subito per la E75 in direzione Rovaniemi. E si entra ancora più in Lapponia.
Si incontrano quei paesaggi da cartolina, con quei pinetti bassi ricoperti di neve che invece adesso sono verdi. E sempre una lunghissima lingua di asfalto di cui non vedi la fine, in mezzo al nulla. E tanto, tantissimo vento.
A Rovaniemi arriviamo in serata e ci sistemiamo in campeggio. La prospettiva di arrivare al Circolo Polare Artico, al Villaggio di Santa Klaus ci entusiasma non poco. A dirla tutta la città, a prima vista, non ci fa un gran bell’effetto: forse ci aspettavamo una cittadina piccolina, carina, stile natalizio come sarebbe nell’immaginario collettivo, invece ci si presenta una città moderna e cementata. Presso la reception del camping ci informiamo per la navetta per il Villaggio di Santa Klaus e ce ne andiamo a cena in un locale vicino un centinaio di metri: si mangia renna!
Il giorno seguente ci dirigiamo in città per prendere la navetta per il Circolo Polare Artico e, complice forse la giornata festiva domenicale, la città si conferma poco gradevole. Pazienza. Chiediamo informazioni per trovare la fermata dell’autobus e il nostro interlocutore è un ragazzo romano trasferitosi a Rovaniemi, di cui ne è entusiasta.
E finalmente arriviamo al Circolo Polare Artico. Alla fine non sapevamo bene cosa aspettarci, come sarebbe stato il luogo, cosa avremmo trovato, e quello che abbiamo trovato è un bel posto sicuramente, ma molto commerciale: tanti souvenir, la casa di Babbo Natale e poco altro. Però Babbo Natale lo abbiamo incontrato! Ci siamo fatti le foto, il video e tutto per la modica cifra corrispondente a circa una novantina di euro. Vabbeh, però è una cosa che si fa una volta nella vita!
E il gusto di essere arrivati fino lassù fa passare tutto in secondo piano.
Ritorniamo in camper, tutto sommato soddisfatti. La mattina successiva si riparte per LA Meta! Fatte le consuete operazioni di scarico e carico, si riparte: destinazione Capo Nord.
700 km andrenalitici. In fin dei conti Capo Nord non è che una landa desolata, ma è la meta per eccellenza dei camperisti, nulla a che vedere con i viaggi organizzati, di quelli che arrivano con i bus turistici che sbarcano persone a decine. Lungo il tragitto abbiamo incontrato gente che ci stava arrivando (o stava ritornando indietro) in moto, chi in bicicletta, qualcuno a piedi, sotto la pioggia, con vento, e una temperatura non certo mite: per me sono quelli i veri eroi che arrivano a Nordkapp. Ma arrivarci con il tuo camper ha un gusto tutto particolare.
Purtroppo durante il tragitto ci raggiunge la notizia del crollo di Ponte Morandi a Genova: la nostra città è stata ferita a morte; fortunatamente, per quanto ci riguarda, nessuno tra parenti (un figlio è rimasto a casa per lavoro), amici o conoscenti è stato coinvolto. Ma una patina di tristezza ci accompagna.
L’ultimo centinaio di km sono tutto un sali e scendi, curvoni e tunnel. In mezzo al nulla. Anzi no: renne ovunque! Anche in mezzo alla strada.
Cala il buio, ma rimane sempre luce e, finalmente, siamo arrivati! Ore 22:00 circa. Paghiamo l’ingresso e ci viene proposto l’acquisto della colazione per la mattina seguente a prezzo ridotto: con il senno di poi è stata una spesa inutile.
Ma abbiamo raggiunto Capo Nord: LA Meta! Il tempo di parcheggiare e ci dirigiamo immediatamente a fare foto, a “esplorare” il posto. Quello che non manca è sempre il vento. Fa abbastanza freddo ma più per il vento che per la temperatura bassa: siamo intorno agli 8°.
Foto di rito con la luce che si affievola ma non scompare: è quasi mezzanotte!
Mattina dopo si è al bar per la colazione che deve essere fatta entro le 09:00: siamo gli unici, a questo punto credo anche gli unici ad aver pagato quell’imperdibile (?) offerta; per me, che mangio e digerisco anche le pietre, non ci sono problemi e la mia colazione è stata, infatti, abbondante e gradevole, per le donne molto meno dal momento che per i loro gusti non avevano molta scelta. Vabbeh, vuoi mettere, però, fare la colazione a Capo Nord?
Ci si alza e si continua ad “esplorare” il sito. Ci dirigiamo verso la grotta che senza dubbio merita la visita: si scende sottoterra e si ripercorrono le varie tappe che hanno portato Capo Nord a quello che è attualmente; ci vediamo anche il film (in una vera e propria sala cinema!) mostra cos’è Capo Nord. Particolarità: sei a Capo Nord, sei sottoterra, sei in una grotta e….il tuo cellulare prende come se fossi sotto al ripetitore di fronte a casa tua! E questa cosa si era già constatata sempre durante il tragitto, anche nel deserto lappone, e continuerà per tutto il resto del viaggio.
Si ritorna in superficie e si termina con lo shopping allo store presente: souvenir vari per tutti, abbigliamento (prezzi inaspettatamente abbordabili), gadget. E anche il certificato del raggiungimento di Nordkapp! Vuoi non averlo il certificato? Abbiamo quello del Circolo Polare Artico, mica vorrai farti mancare quello di Capo Nord!
Nel primo pomeriggio salutiamo la tanto sospirata meta e cominciamo il viaggio di ritorno. Destinazione: Tromso e Isole Lofoten
Il tempo non è più clemente come all’andata: al sole e al caldo (peraltro accettabilissimo, sapendo quello che c’è in Italia) che ci hanno accompagnato fino a Capo Nord, si è sostituito un cielo sempre plumbeo e carico di pioggia e umidità. Quello che, invece, non ci lascia quasi mai è sempre il vento.
Inoltre appare subito evidente il cambio di panorama: dalle lunghe, infinite lingue di asfalto, siamo passati a strade in salita e discesa, curve, tornanti, tunnel, ponti, etc. Insomma, alla quasi monotonia dell’andata ora c’è sempre un motivo di maggiore attenzione alla guida. Non ultimo, il problema di incontrare frequentemente cantieri per lavori stradali. In ogni caso sono sempre e comunque paesaggi mozzafiato! Anche con la pioggia.
Il camper, fortunatamente, si sta comportando bene. Unico inconveniente riscontrato fino a questo momento è solo la pompa dell’acqua che va ad intermittenza quando si utilizzano i rubinetti di cucina o bagno, mentre funziona normalmente con lo scarico del wc; dopo aver controllato di non avere perdite di acqua all’interno, dopo aver cercato di far uscire eventuale aria presente nei tubi, non mi preoccupo più di tanto e decido di lasciarla andare così fino a quando regge e, eventualmente dovesse abbandonarmi, allora la potrei smontare e, all’occorrenza, anche sostituire con quella che ho di scorta nel gavone. La mia diagnosi è che si sia rotta una delle membrane interne. Comunque, poi, è arrivata fino alla fine del viaggio (ad oggi ancora non so cosa abbia, non ho ancora avuto modo di lavorarci).
Con il meteo inclemente decidiamo, così, di evitare Tromso e di puntare direttamente alle Isole Lofoten che, quelle si, anche con il brutto tempo meritano la visita a prescindere. In questo modo abbiamo recuperato altri due giorni sulla tabella di marcia, che potremo sfruttare successivamente come vorremo. E decido di fermarmi per la notte in un campeggio, uno dei tanti presenti sulla strada: una delle cose vantaggiose è che in Norvegia si trovano a bordo strada tanti campeggi o aree sosta o punti dove ci si può fermare per una sosta o per la notte.
La mattina presto riprendo il viaggio verso le Lofoten. In effetti il tragitto non è tanto lungo, ma è piuttosto movimentato, il tempo è sempre piovoso con scrosci intensi di acqua che viene giù, quindi la velocità di crociera che potevo tenere prima, ora non è più possibile. Inoltre la stanchezza, adesso, comincia a farsi sentire prima. Ma cerco di arrivare all’imbocco delle Isole Lofoten per fermarmi e mi fermo qui.
So bene che le Isole Lofoten hanno uno sviluppo su più di 250 km, che ci sarebbero posti meravigliosi in cui varrebbe la pena fermarsi anche più di qualche ora ma, come ho detto prima, il meteo non è nostro amico. Ecco, così, che il paesaggio non si mostra in tutta la sua bellezza, pur cercando di coglierla nel modo migliore.
Facciamo una sosta a Svolvaer. Anche qui ci si aspetta un piccolo paesino di pescatori, con le casette basse e colorate e invece ci si presenta una piccola cittadina di mare con centri commerciali e supermercati, comunque caratteristica, pulita e ordinata. Visitiamo Magic Ice, un bar completamente ghiacciato; si entra pagando un biglietto che comprende anche la consumazione e si viene dotati di una pesante mantella per coprirsi e un paio di guanti. All’interno sono presenti diverse sculture di ghiaccio, alcune veramente belle; c’è persino uno scivolo, ovviamente tutto in ghiaccio.
Poco distante c’è il Krigsminnemuseum (un museo della guerra dove sono presenti oggetti, divise, reperti bellici, etc) che meriterebbe una visita, ma moglie e figlia declinano decisamente l’invito. Così proseguiamo la nostra camminata (sempre sotto la pioggia battente) fino a quando ci imbattiamo in una parola magica: pizza! L’ora è proprio quella giusta e la fame è arrivata, si entra. Va da se che non ci si aspettava la migliore pizza napoletana, ma abbiamo ordinato due classiche pizze all’americana maniera: misura XL, condimento accettabile e tante spezie sopra. Per sfamarsi andavano bene.
Proseguiamo per Kabelvag, altro piccolo paesino sul percorso dove facciamo una rapida visita per poi continuare ed arrivare verso la fine delle Lofoten. Passiamo Reine ed arriviamo ad A i Lofoten, ultimo lembo di terra percorribile con il camper. E qui davvero si vedono le vecchie case di pescatori, basse, colorate, caratteristiche. Bellissimo. Peccato sempre per la pioggia. Ci fermiamo nell’ultimo campeggio disponibile prima del mare aperto.
Il giorno dopo faccio, da solo, un visita al museo del baccalà (merita i circa 10 € del biglietto) mentre il resto dell’equipaggio mi aspetta in camper. La pioggia, almeno oggi, ci dà un po’ di tregua e ci muoviamo verso Reine, bellissima cittadina che il giorno prima abbiamo dovuto passare a causa del maltempo. Anche qui foto a raffica. Poi arriva il momento di avvicinarsi a Moskelens, all’imbarco per il traghetto per Bodo. La traversata dura un paio d’ore, si attracca alle 18:00 circa.
A Bodo riprende il cammino verso sud percorrendo la E6, tappa successiva: Trondheim. Sosta nei pressi di Rognan, ancora in uno di quei campeggi che si trovano lungo il percorso; in realtà questo campeggio era un po’ fuori mano rispetto alla strada, ma valeva la pena fare qualche centinaio di metri in più. Solite operazioni: una buona doccia calda, scarico e carico acque e poi si riparte.
Macino altri km avvicinandomi a Trondheim, la strada è sempre abbastanza tortuosa, bagnata, la pioggia ci accompagna quasi sempre e i cantieri sono frequenti. In compenso il paesaggio non tradisce un attimo. A volte sembra di essere in Canada o Alaska: alberi imponenti, cascate ovunque, grandi laghi, ogni tanto ancora qualche renna.
Le percorrenze si accorciano un po’ di più, i km percorsi diventano, invece, sempre di più e allora aumentano anche le soste; quella successiva è ancora in un campeggio a bordo strada.
Il giorno seguente finalmente arriviamo a Trondheim. Raggiungo l’area sosta e andiamo subito a scoprire la città. Rigorosamente sotto una pioggia a tratti battente. E’ domenica, ma rispetto a Rovaniemi (dov’eravamo la domenica precedente) la città si presenta più viva e popolata. Visita all’Old Town Bridge, tour per le vie della città vecchia e salita (tanta salita!) alla Tyholttarnet, la torre telecomunicazioni dove puoi pranzare o cenare all’altezza di 80 metri gustandoti la vista della città; particolare del ristorante sopra questa torre è che ogni ora fa un giro di 360° per cui tu puoi stare seduto e ammirare il panorama da est a ovest, da sud a nord. Essendo domenica, inoltre, c’era la possibilità di pranzare con pizza a buffet (la pizza, purtroppo, di quelle in stile americano… compresa quella con l’ananas!). Si ritorna in camper, con un pallido, pallidissimo sole.
Sveglia presto alla mattina, solite operazioni e altra ripartenza con destinazione Geiranger. Altri 400 km (o poco meno) da percorrere; non sono tanti ma percorsi su strade non sempre agevoli, possono diventare infiniti. Gli ultimi, poi, sulla strada 15 (cantieri aperti) e successivamente sulla 163 fino ad arrivare al fiordo sono stati, almeno per me, un pochino faticosi. Si arriva fino a 1030 mt. di quota per poi scendere, in una dozzina di km, al livello del mare guidando su una strada fatta tutta di tornanti, incrociando le orde di turisti vomitati dalle due navi da crociera ormeggiate (MSC e Costa) che pascolano (letteralmente) in mezzo alla strada, incrociando autobus turistici che portano in quota sempre i soliti turisti, e incrociando altri turisti che invece guidano macchinine elettriche (quasi tutti con gli occhi a mandorla). Comunque una strada che ti lascia senza fiato anche, e soprattutto, per il panorama che ti concede. E in mezzo a questa baraonda, arriviamo al campeggio: sistemazione e via per vedere quest’altra meraviglia della natura. A dirla tutta non c’è molto da vedere per le vie del paese che è pieno, come al solito, di negozi di souvenir, ma so che il bello deve arrivare. La nave Costa riparte riprendendosi una buona parte di turisti, la MSC ripartirà a breve. Noi, invece, ci imbarchiamo sull’ultimo battello disponibile per fare il tour del fiordo. Straordinario. E altri commenti sarebbero superflui. Pioggia sempre presente! In compenso il centro si è svuotato. Rientriamo in camper per una doccia rigenerante.
La mattina dopo, questa volta con calma, solito copione prima della partenza e poi obiettivo Bergen dove arriviamo in serata. Il campeggio individuato si trovava un po’ fuori città, ma avevo visto che rimaneva ben collegato con i mezzi pubblici; alla reception mi hanno anche consigliato di scaricare l’app dell’azienda di trasporto pubblico locale (Skyss billett) per risparmiare qualcosina sul prezzo dei biglietti che, acquistati con l’app, hanno un prezzo inferiore rispetto all’acquisto (tutto con carta di credito) alle biglietterie automatiche. Ma piove, e piove, e continua a piovere; anche il giorno seguente temporale, vento e pioggia battente che ci costringe a non mettere il naso fuori dal camper. Così il giorno dopo decidiamo di avvicinarci in città e muovendomi presto speravo di trovare posto nell’area sosta dello stadio del ghiaccio che purtroppo, invece, era al completo; poco più avanti ce n’è un’altra, questa senza allaccio elettrico, ma altrettanto comoda per arrivare in centro città con il tram nr. 1.
Cominciamo la visita arrivando con il tram presso i giardini dove è presente il padiglione della musica e, a piedi, percorrendo le strade del centro, arriviamo al quartiere Bryggen, quello ormai arcinoto per le case colorate, passando attraverso il Fishmarket dove ho già puntato il mio pranzo (per me, in crisi di astinenza da pesce, era come arrivare nel paese dei balocchi!). Giriamo un po’ per Bryggen, altra miriade di foto e altro giro per negozi per acquisto di souvenir (prima della partenza erano arrivate richieste di calamite da ogni parte); nel frattempo ci avviciniamo alla partenza della funicolare Floybanen che porta al monte Floyen da dove si gode una vista eccezionale della città. Ritorniamo a valle e io mi separo dal resto della famiglia che preferisce un normale hamburgher da McDonald’s mentre io mi fermo al mercato del pesce. Qui sono presenti, dietro a i banconi, molti ragazzi italiani anzi, direi che di norvegesi ce ne sono ben pochi: tutti italiani o spagnoli, chi vende e chi cucina. Mi fermo da uno di questi e ordino: chela di granchio reale, bistecca di balena, trancio di halibut e di salmone. E una birra, che si rivelerà insufficiente ma che mi faccio bastare.
Mi ritrovo con moglie e figlia, sulla strada del rientro verso il camper ci fermiamo in qualche centro commerciale; soprattutto c’è una catena di negozi, Normal, scoperta a Copenaghen, dove i prezzi sono molto bassi per quanto riguarda prodotti per la pulizia della persona, della casa, oggettistica, anche alimentari (per lo più snack e bibite).
Arriviamo in camper e da questo momento iniziano i patemi.
Si, perché con mia moglie avevamo deciso di rientrare in Danimarca prendendo un traghetto direttamente da Bergen: avendo fatto due conti molto alla buona abbiamo visto che il costo del biglietto del traghetto da Bergen a Hirtshals era simile al costo che avremmo investito per arrivare a Kristiansand il giorno seguente (dove ci saremmo dovuti fermare per una notte e ripartire con il traghetto delle 08:00 del giorno successivo): biglietto del traghetto e il costo del rifornimento; inoltre partendo direttamente da Bergen mi sarei risparmiato una buona parte di km. Peccato che mi sono accorto solo all’ultimo momento che la partenza di quel traghetto non veniva effettuata il giovedi, ma solo il venerdi, quindi avremmo dovuto aspettare ulteriori 24 ore a Bergen. Così ci siamo decisi di metterci subito in marcia per arrivare a Langesund il giorno seguente, in tempo per prendere il traghetto (sempre per Hirtshals) previsto in partenza per le 14:30.
Così ci rimettiamo immediatamente in movimento e continuo a macinare km su km su una strada sempre più tortuosa, passando ad un metro da cascate che se ci investivano ci avrebbero ribaltato, incontrando tunnel su tunnel che passano montagne da parte a parte, salite infinite fino in vetta ai monti e, pur essendo già in vetta, la strada continuava a salire e non si capiva dove caspita potesse andare se eravamo già in cima. Mistero. Intorno a noi il nulla, ogni tanto una luce accesa di una casa sperduta in mezzo al nulla, qualche impianto sciistico. Poi, per fortuna, si cominciava a scendere, ancora a scendere…vedi uno specchio d’acqua infinito e pensi di essere arrivato al livello del mare e invece è solo un altro, immenso, lago. Poi ricominci a salire, altri laghi; poi scendi, altri laghi. E torrenti, e cascate. Meraviglie!
Mi sono fermato dove ho trovato un agglomerato di case, nel piazzale di un supermercato, per passare la notte; la mattina seguente ho ripreso il cammino in direzione Langesund. E finalmente ha inizio la discesa fino al mare, fino al porto di imbarco.
Arriviamo a Langensund con un sole splendente (!) e vado dritto all’ufficio dove fare i biglietti, che però è chiuso e apre dalle 12:00 alle 14:30. Ritorno indietro verso il centro del paese in modo da ingannare l’attesa e ci ritroviamo con una famiglia romana che abbiamo incrociato per tutto il nostro viaggio a partire da Stoccolma, senza peraltro mai darci appuntamenti, ma solo scambiandoci qualche parola di convenevoli, previsioni di viaggio, qualche consiglio (anche loro con lo stesso problema alla pompa dell’acqua): ci siamo incrociati a Rovaniemi, Capo Nord, alle Lofoten, in un campeggio sperduto lungo la strada (manco, davvero, a darci appuntamento) e ora a Langesund.
Alla domanda “ma tu hai già fatto il biglietto?” mi suona un campanello d’allarme, che diventa una sirena quando mi dice che loro hanno fatto tutto on line per non avere problemi e rischiare di rimanere a terra. Divento impaziente e alle 11:00 ritorno dai cancelli dell’imbarco: sono il secondo, davanti c’è solo un’auto, spengo e mi piazzo davanti alla porta della biglietteria. Che, puntuale, apre alle 11 precise. Sono il primo ad entrare (ovvio, ero diventato una cozza con la porta scorrevole!) e….la ragazza della biglietteria mi dice che il traghetto è completo! Mi si gela il sangue, cerco di fare gli occhi dolci (e fatevela una grassa risata), unisco le mani in segno di supplica e la ragazza, gentilmente, mi dice che può solo mettermi in lista d’attesa, e se alla fine delle operazioni di imbarco di tutti quelli già in possesso dei biglietti e dei cargo (ma quanti ce n’erano!!! E quanti ne
continuavano ad arrivare!!!) dovesse rimanere ancora posto, allora mi farebbero imbarcare. E mi da un cartoncino per la waiting list con il nr. 1: cioè sono il primo in lista d’attesa! Beh dai, penso io, sono il primo dovrei riuscire ad imbarcare. Ma intanto continuavano ad arrivare tir su tir. E io sono lungo 7,20 mt più le bici. Nel frattempo hanno fatto entrare il mio camper nella zona di imbarco e fatto immediatamente uscire dal cancello da dove entravano i cargo. Ora dovevo solo sperare. Mi consolavo vedendo altri nelle mie condizioni e individuavo quelli dopo di me: uno spagnolo con un furgone camperizzato targato tedesco aveva il nr. 2, una famiglia danese di rientro con il loro camper profilato avevano il nr. 3, un altro camper tedesco il nr. 4, etc… Mi piazzo davanti a tutti: se non entro io, non può entrare nessuno! E dopo circa un’ora e mezza, dopo che si era svuotato tutto il piazzale, dopo che tutti i mezzi “regolari” erano già dentro la pancia del traghetto, quando ormai mi stavo demoralizzando…vedo il gesto dell’hostess che fa segno al nr. 1 in lista di procedere! Mi si è aperto il cuore; tuttavia fino a quando non ero a bordo del traghetto ancora non mi sentivo sicuro. Ma poi mi fanno salire e la tensione si scioglie. Ci si ritrova con tutti gli altri in lista di attesa, strette di mano, batti cinque, poco ci mancava che stappassimo una bottiglia per brindare!
La traversata dura 4 ore, molto confortevole. Peccato di aver dimenticato di disabilitare il traffico dati sul cellulare, quando l’ho fatto ormai era troppo tardi: credito azzerato! Pazienza.
Sbarcando ad Hirtshals avevo già previsto di fermarmi in un campeggio, distante poche centinaia di metri in linea d’aria dal porto: avevamo bisogno di una doccia calda, scaricare e caricare acqua prima di ripartire il giorno seguente e fare una tirata fino al rientro in Italia.
Pensavo di potermi ormai rilassare: niente più curve e tornanti, niente più salite infinite e discese ripide, niente più cantieri sulle strade (forse) insomma, avrei guidato tranquillamente fino al prossimo stop. E invece, quando mi sono rimesso in movimento, comincio a sentire un cigolio sotto al camper. In un primo momento, con mia moglie, non ci diamo peso ma poi, consumando km il rumore diventa incessante, il camper vibra notevolmente in accelerazione, sembra di stare in mezzo ad un terremoto di grado 8 o 9! Il volante si fa fatica a tenerlo fermo…diventa tutto preoccupante. Come detto all’inizio, io non sono un esperto di motori così chiamo mio cognato che se ne intende più di me: la sua diagnosi, a distanza e in base a quello che gli ho descritto io, è quella di un problema alla trasmissione. Quindi conferma la mia impressione iniziale. Più volte mi butto sotto al camper per vedere in che condizioni fosse, ma ogni volta mi sembrava tutto a posto, non vedevo segni di cedimenti, rotture o quant’altro. Boh! Decido di rischiare e proseguire per cercare di arrivare almeno al confine: contatto l’assicurazione che mi dice che loro non hanno una lista di officine, possono solo inviarmi un carro attrezzi che mi accompagnerebbe alla prima officina più vicina convenzionata e organizzare il rientro dei famigliari; ma è sabato, nel frattempo sono già entrato in Germania, e non credo che ci sarebbero state officine aperte: avrei comunque dovuto aspettare almeno fino a lunedi.
Ad Amburgo ci facciamo quasi tre ore di coda: 30 km in a passo d’uomo! L’esasperazione cresce. Però continuo il viaggio e l’essere partito quasi all’alba da Hirtshals (quando ancora non avevo idea di cosa sarebbe capitato) sta dando i suoi frutti: arriviamo in Austria e la speranza di arrivare indenne in Italia aumenta. E infatti arriviamo al Brennero e, con calma, a Trento dove mia figlia, il lunedi, avrebbe preso un Flixbus per tornare a casa mentre noi ci saremo diretti sul Lago di Ledro per raggiungere altri amici.
A Trento mi fermo in una bella, nuova e comoda area sosta: 12 € per la notte, 20 € per 24 h, comprese docce calde, allaccio alla 220, scarico e carico acque. Tutto compreso.
Sono un po’ più rilassato, ma solo fino ad un certo punto: fino a quando non avessi risolto il problema al camper non sarei riuscito a rilassarmi completamente. Comunque il giorno seguente è lunedi e avevo visto che a Trento c’è una grande officina Iveco: alle 08:00 chiamo immediatamente, spiego la situazione e mi dicono di andare che avrebbero dato un’occhiata. Lascio moglie e figlia in centro città e mi dirigo presso le Officine Brennero. Capisco di essere capitato nel posto giusto, ci sono addirittura 15 ponti per camion e furgoni!
Dopo circa un’oretta mi chiamano e mi portano in officina per farmi vedere il guasto: trattasi del giunto della trasmissione e di una crocera; con la mia (poca) esperienza non avrei potuto accorgermene e la cosa mi solleva un po’. Verso le 12:30 mi riconsegnano il mezzo rimesso a posto! Fattura di 630,60 €. che, a quanto pare, è un prezzo onesto.
Così molto più sereno (e leggero sul conto in banca) vado in centro città a recuperare la moglie e ci dirigiamo verso il Lago di Ledro. Qualche giorno in totale relax con una buona compagnia di amici in campeggio.
Venerdi 31 agosto la pioggia ci raggiunge anche qua, per cui decidiamo che è l’ora di rientrare a casa.
Conclusioni
Questi viaggi per qualcuno possono essere semplici, per altri possono essere impossibili: ognuno di noi è diverso nell’approccio, nella progettazione e nello svolgimento del viaggio, è diverso nell’affrontare gli imprevisti, nel gestirli, è diverso nel prendere le decisioni. Per qualsiasi cosa che ci riguarda, siamo diversi uno dall’altro. E partendo da questo presupposto che ribadisco il concetto espresso in premessa: viaggi di questo tipo possono essere progettati e affrontati in mille modi diversi.
Ho letto dei soliti critici che dicono: si, hai fatto tanti km ma cos’hai visto? Beh, noi abbiamo visto città bellissime, paesaggi meravigliosi, posti unici e goduto un’esperienza che, fino ad ora, fino al prossimo viaggio simile, è semplicemente unica.
Avevamo 30 gg. disponibili e abbiamo cercato di sfruttarli al meglio: se ci siamo riusciti o no non ci interessa, non credo debba interessare anche ad altri. Il tempo meteorologico ci ha aiutato in parte, ma spesso ci è stato nemico, quindi sarebbe potuto andare meglio. Ma anche peggio.
Con il senno di poi, e con l’esperienza accumulata, forse sarebbe stato più opportuno seguire l’itinerario all’inverso cosa che, in effetti, fa la maggior parte dei camperisti. All’andata, sulla strada verso Capo Nord, salendo dalla Svezia e Finlandia le strade sono dei drittoni infiniti: ti annoiano ma fisicamente non ti stancano. Al ritorno, sulla strada del rientro, scendendo dalla Norvegia, le strade sono più tortuose e fisicamente più impegnative. Impegnative anche per il mezzo per le continue salite e discese, alcune piuttosto aspre, continui cambiamenti di velocità e di rapporti. Per questo, forse, sarebbe meglio invertire il percorso in modo che le strade più semplice possano essere percorse quando ormai si è già un po’ più stanchi avendo già affrontato (ancora freschi e andrenalinici) quelle più impegnative.
Fondamentalmente, poi, non cambia nulla: i paesaggi sono sempre incantevoli, da qualsiasi parte si arrivi; ti entusiasmano, ti emozionano e non ti fanno vedere l’ora di arrivare al km successivo, alla sosta successiva.
E’ sicuramente un viaggio da rifare, magari progettandolo in maniera diversa, con un percorso diverso, e considerando quei posti che questa volta non si sono potuti vedere.
E’ sicuramente un viaggio da fare almeno una volta nella vita. Da camperista. Ma anche no.
Marco Prettico
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*I testi del presente articolo sono concessi dall’autore che ha inviato il diario di bordo in pdf per la pubblicazione sul sito camperontheroad.it